Ogni uomo ha una madre, forse anche una sorella, un’amica o una moglie, e tutte hanno una storia

Le donne sono state guaritrici, medici, atomisti, farmacisti; sono però state per secoli escluse dai libri, dalla scienza ufficiale, dalle scuole. Le donne sono state da sempre filosofe, pensatrici, scrittrici, troppo spesso sottovalutate, ignorate e disprezzate (vedi film “Colette” 2018). Basti pensare che ancora oggi, in Italia, su 3800 musei, solo pochi di questi sono interamente dedicati alle donne e i restanti ricordano le grandi gesta degli uomini nel mondo. Sin dall’antichità la moda è il mezzo di espressione di differenze, pensieri, valori della società. Valori che in passato determinavano la diversità fra le varie classi sociali e oggi fra ricchezza e povertà, ma soprattutto definiscono i modelli di ruolo e soprattutto lo status del genere femminile. L’abbigliamento mostra ciò che viene considerato femminile e maschile dalla società. Quindi non solo dà forma al corpo e alla postura, concedendo o negando libertà di movimento, ma inevitabilmente influenza anche il pensiero di noi tutti. Il corsetto, indumento nato nel rinascimento per simulare il corsaletto in ferro dei soldati, viene introdotto per “uniformare” il corpo della donna, considerato inferiore, a quello dell’uomo. Il corsetto continuerà a torturare il corpo e non solo, femminile, fine alla Prima guerra mondiale, toccando il suo apice nel XIX secolo.

Prima ondata femminista

Sul finire del XVIII secolo le donne rivendicano rispetto, dignità e parità. Inizialmente sono singole militanti: Olympe de Gougesin Francia, Mary Wollstonecraftin Inghilterra (vedi film “Suffragette”2015); solo a metà del XIX secolo le donne della borghesia e del proletariato si organizzano in diversi gruppi, dando vita alla prima ondata femminista, che vedrà particolarmente attivo il movimento italiano, fondato da A. M. Mozzoni (1837-1920).

Ciò che viene richiesto è:

  • Lavoro retribuito
  • Diritto all’Istruzione
  • Diritto di Voto
  • Nuovi Valori Morali

Olympe de Gougesin

Particolarmente affascinante è la figura di Olympe de Gouges (1748-1793), nata nel Sud della Francia come Marie Gouze. Figlia di un aristocratico, che non la riconosce, ha un’infanzia/adolescenza tortuosa (a soli diciotto anni è madre e vedova). La svolta giunge quando riesce a trasferirsi a Parigi, dove frequenta club patriottici femminili, imparando da sola a leggere e scrivere. Dal punto di vista politico è una mente divergente: si oppone duramente a Robespierre (democratico radicale e capo dei giacobini), schierandosi prima con i repubblicani moderati e successivamente con i realisti. Olympe è conosciuta a Parigi per la scrittura di saggi, manifesti e opere teatrali, con lo pseudonimo “de Gouges”. Radicale sostenitrice dell’uguaglianza fra uomini e donne, fonda nel 1791 l’associazione “Cercle Social”, per rivendicare la parità giuridica femminile. Sempre nel 1791 pubblica il contro-manifesto alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che verrà emanata dal Terzo Stato (contadini e cittadini) nel 1789, ma dal quale le donne sono escluse. Ecco allora che la nostra “paladina degli oppressi” esordisce all’inizio del suo proclama affermando “La donna nasce libera e resta uguale all’uomo nei diritti”! Precede quindi le future rivendicazioni femministe, che lotteranno per un modello di società senza patriarcato. Olympe verrà ghigliottinata nel 1793, accusata di aver assunto prerogative maschile in modo illegale data la sua natura biologica.

Tramonto del movimento femminista

Con l’avvento dei regimi nazista e fascista la prima ondata femminista si spegnerà e le personalità femminili più importanti si rifugeranno all’estero (ad esempio la stilista italiana E. Schiapparelli, stabilitasi dapprima a Parigi e poi negli Stati Uniti). Contrariamente farà C. Chanel, scendendo a patti con i nazisti e portando avanti il proprio impero (ma questa è un’altra storia … altrettanto affascinante). Riporto due brevi espressioni, spesso utilizzate dai potenti dei regimi totalitari europei:

La guerra sta all’uomo, come la maternità alla donna”. (Mussolini)

Il campo di battaglia della donna è la casa”. (Hitler)

“…Sta crescendo una generazione di donne che non ha le riserve relazionali del passato, che cerca nel futuro un nuovo equilibrio di genere. E non ha paura di aprire strade inedite…” (A. Rossi)

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