Un viaggio “cosmico” tra etica e scienza, da Anassimandro alla fisica moderna. Parte tre: età contemporanea

Arrivando ai giorni nostri, quello che si tende nel senso comune a dimenticare è che comunque permane un rapporto stretto tra avanzamento scientifico e sfide etiche. Prendiamo ad esempio la fisica contemporanea, che sotto l’impulso delle scoperte di Einstein si è trovata a studiare l’infinitamente piccolo, nella speranza di capire qualcosa dell’infinitamente grande: travolti come siamo dalla tecnologia e dal consumismo, non abbiamo più il tempo materiale per fermarci a riflettere sul fatto che coloro che si occupano ad esempio della teoria delle stringhe non sono altro che ricercatori contemporanei di un arché, di una causa prima, di un principio regolatore capace di spiegare il Tutto. La fisica quantistica soprattutto ha avuto un profondo impatto sulla filosofia, sfidando alcune delle nostre convinzioni più basilari sulla natura della realtà, il concetto di tempo e il libero arbitrio.

Tutto questo ci implica eticamente se pensiamo, ad esempio, alla disputa sull’ontologia del tempo divisa in due macro-teorie: presentismo ed eternismo.

Secondo il presentismo, che si basa sull’esperienza comune del tempo, solo il presente esiste. Il passato non esiste più e il futuro non è ancora accaduto. Il tempo è una dimensione reale e il presente è l’unica dimensione reale.

L’eternismo invece, è la credenza che il passato, il presente e il futuro esistano tutti contemporaneamente. Secondo l’eternismo, il tempo è un’illusione e il passato, il presente e il futuro sono tutti reali. Il passato non è passato e il futuro non è ancora accaduto, ma esistono tutti contemporaneamente. Il tempo è semplicemente un modo per organizzare i nostri pensieri e ricordi.

A partire dalla relatività ristretta sappiamo che il tempo scorre a velocità diverse a seconda della velocità di un oggetto e del campo gravitazionale in cui si trova. Per esempio, per un oggetto in un campo gravitazionale forte il tempo scorre più lentamente di un oggetto in un campo gravitazionale debole. Ciò significa che non esiste un tempo assoluto: esiste un inizio dell’universo, ma non coincide forse con quello che noi abbiamo stabilito esserlo, e così sarà anche per la fine. Un’altra argomentazione a favore di questa teoria è quello che viene chiamato il paradosso di Andromeda: è un paradosso che sorge dall’applicazione della relatività ristretta al problema della simultaneità e prende il nome dalla galassia di Andromeda, che si trova a circa 2,5 milioni di anni luce dalla Terra. Secondo la relatività ristretta, la velocità della luce è costante, indipendentemente dal punto di vista dell’osservatore. Questo significa che due eventi molto lontani nello spazio che si verificano “simultaneamente” dal punto di vista di un osservatore particolare, in realtà non si verificano contemporaneamente. Nel caso della galassia di Andromeda, questo significa che un evento che si verifica nel presente per un osservatore sulla Terra verrà visto tra 2,5 milioni di anni da un osservatore sulla galassia di Andromeda.

L’eternismo è una teoria affascinante e popolare tra gli scienziati e i filosofi, ma non è priva di critiche. Una critica è che l’eternismo non sia compatibile con la seconda legge della termodinamica, che afferma che l’entropia dell’universo tende a crescere. Se l’universo fosse infinito, come ne conseguirebbe dall’eternismo, l’entropia dell’universo dovrebbe essere infinita, ma ciò non sarebbe compatibile con le attuali teorie che sostengono che l’entropia dell’universo è finita.

Un’altra critica all’eternismo è che non è in grado di spiegare l’origine dell’universo.

Anche lo studio planetario, con sempre più potenti e tecnologici telescopi e sonde spaziali, pone un altro fondamentale interrogativo: siamo pronti alla possibile scoperta di nuove forme di vita? Come ci rapporteremmo con queste? In maniera pacifica? In maniera violenta? Se un domani la tecnologia ci consentirà di vivere su altri pianeti inizieremo a sfruttarne le risorse a nostro vantaggio e senza scrupoli?

La fisica quantistica inoltre ha anche sfidato il nostro concetto di libero arbitrio: nella fisica newtoniana il mondo è deterministico, ovvero ogni evento è causato da un precedente evento. Nella fisica quantistica, invece, il mondo non è più considerato solamente deterministico, ma è in parte probabilistico ovvero “determinato” dal principio di incertezza.

Questo ha portato alcuni filosofi a concludere che il libero arbitrio non esiste. Ciò significa che le nostre azioni non sono libere, ma piuttosto sono determinate dal principio di incertezza.

Tuttavia, altri filosofi sostengono che il libero arbitrio è ancora possibile anche nella fisica quantistica. Essi sostengono che il libero arbitrio non è la capacità di scegliere tra due o più eventi possibili, ma piuttosto è la capacità di creare eventi nuovi e imprevedibili.

La presenza “simultanea” di passato, presente e futuro nell’eternismo o la teoria dei multiversi ha creato il falso problema dell’assenza di una responsabilità individuale nelle azioni, come se anche la morale fosse già predeterminata fin dall’inizio dell’Universo.

Testi consultati:

L’ispirazione per il testo è arrivata dalla lettura de “La valenza ethica del cosmo” (Il poligrafo, 2008), una raccolta di saggi curata dal prof. Giorgio Erle dell’Università degli studi di Verona.

Altri testi letti consultati sono:

  • Amedeo Balbi, Inseguendo un raggio di luce (Rizzoli, 2021)
  • Brian Greene, L’universo elegante (Einaudi, 2015)
  • Carlo Diano, Il pensiero greco da Anassimandro agli Stoici (Bollati Boringhieri, 2018)
  • Martin Heidegger, Parmenide (Adelphi, 1999)
  • Massimo Mori – Storia della filosofia moderna (Editori Laterza, 2022)
  • Parmenide, Poema sulla natura (a cura di Giovanni Cerri, Rizzoli, 2008)
  • Platone, Timeo (da Platone – Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Bompiani, 2000)

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