Nella nostra società, dove l’informazione sovrasta il significato della nostra vita, l’uso del selfie vorrebbe riempire il senso di inadeguatezza e vacuità che ci pervade. Il selfie, in quanto mezzo di autocelebrazione, sostituisce la nostra identità di esseri umani, fatta di sentimenti ed emozioni, con scatti inconsistenti ed effimeri, destinati a durare il tempo del click. La foto non si imprime né sulla carta né nella nostra memoria. Quel momento non esisterà mai perché non l’abbiamo vissuto in prima persona, ma attraverso il filtro di una fotocamera. Il selfie, poi, è il sorriso, finto, del narcisista del terzo millennio. Questo animale-uomo sorride a sé stesso perché nessuno sorride a lui. Torniamo allora alla memoria che è l’unico selfie di cui abbiamo bisogno. Usiamola e nutriamola.
L’articolo è soggetto a Copyright© secondo la Legge 22.04.1941 n. 633 (Legge sulla protezione del diritto d’autore), per maggiori informazioni consultare Termini e condizioni.