Animismo e spiritualismo negli aborigeni australiani

Fin dal principio l’antropologia si è spesso occupata di una cultura affascinante, misteriosa e lontana: quella aborigena dell’Australia.
La migrazione dei primi esseri umani risale ad un periodo compreso tra 40.000 e 50.000 anni fa, partendo dall’arcipelago indonesiano. Prima del contatto traumatico con i colonizzatori europei, gli aborigeni conducevano per lo più una vita semi sedentaria nella fascia costiera e lungo i fiumi perenni; seminomade o nomade nelle zone desertiche.

La loro struttura familiare aborigena varia a seconda delle diverse comunità, tuttavia alcuni elementi comuni possono essere identificati: la discendenza è generalmente patrilineare, i bambini appartengono al clan del padre e assumono il suo totem; il matrimonio è generalmente monogamico; gli uomini e le donne hanno ruoli distinti.

Religiosamente e filosoficamente parlando, la società aborigena è legata ad una serie di culti e miti derivanti da una versione locale di animismo.
A tal proposito Emile Durkheim scrive in “Le forme elementari della vita religiosa” che la differenza principale tra naturalismo e animismo sta nella concezione della forza che permea il mondo e regola i fenomeni.
Il naturalismo spiega gli eventi naturali come il risultato di cause naturali, senza ricorrere a spiegazioni soprannaturali o spirituali. La forza che anima il mondo è immanente, ovvero presente all’interno della natura stessa. L’animismo invece attribuisce gli eventi naturali a cause spirituali, ovvero all’azione di spiriti o entità soprannaturali. La forza che anima il mondo è trascendente, ovvero esterna alla natura e separata da essa. C’è una netta distinzione tra sacro e profano: il sacro è rappresentato dagli spiriti e dalle entità soprannaturali, mentre il profano è il mondo materiale.

I racconti sono trasmessi oralmente attraverso canti, storie e rituali, e basati su una profonda connessione con la terra e il mondo naturale.
L’elemento principale è quello del “Tempo del Sogno” (Dreamtime), un’epoca ancestrale in cui gli Esseri Antenati crearono il mondo e diedero vita a tutte le creature. Il Dreamtime non è solo un mito, ma una realtà viva che permea il presente e influenza il futuro. Questo periodo, che fa riferimento al passato, al presente e al futuro secondo una concezione ciclica del tempo, rappresenta il momento della creazione del mondo da parte di esseri ancestrali che, con i loro atti eroici, hanno dato vita a tutti gli elementi fisici che compongono l’ambiente. Una volta terminata la loro opera creatrice del territorio questi eroi ancestrali, che erano sia umani che animali, ritornavano nei loro luoghi d’origine oppure decidevano di assopirsi nel luogo in cui si trovavano in quel momento, diventando un tutt’uno con quel posto specifico. L’ambiente naturale, quindi, risultava essere un elemento culturale e religioso.
Inoltre gli eroi definivano le norme etiche e morali adottate successivamente dalle comunità, nonché anche le modalità di svolgimento dei rituali.
La terra, data l’origine eroica, ha un ruolo centrale nella filosofia aborigena. Essa è considerata sacra e fonte di vita. I “sentieri del sogno” non sono solo sentieri fisici, ma percorsi spirituali che gli antenati aborigeni percorrevano durante il Dreamtime. Questi sentieri sono spesso segnati da siti sacri, come sorgenti d’acqua, grotte o montagne. Ogni sentiero è associato a un racconto o una leggenda che narra le gesta degli Antenati e il loro ruolo nella creazione del mondo. Percorrere un sentiero del sogno significa ripercorrere le orme degli antenati e rivivere le loro esperienze.
Gli antenati sono molto importanti per gli aborigeni: sono sia guide sia protettori. Inoltre, gli aborigeni credono che gli antenati siano sempre presenti e che possano comunicare con loro attraverso sogni e visioni.

La legge del Tjukurpa è un sistema di norme e di valori che comprende regole di comportamento, di caccia e di raccolta, ma anche principi morali e spirituali. Anche questa viene trasmessa nelle generazioni attraverso canti, storie e rituali.

Il totemismo è un sistema di credenze e pratiche religiose che permea la cultura degli aborigeni australiani. Esso rappresenta un legame profondo e complesso con la natura, la società e il mondo spirituale. Non è semplicemente un simbolo di un elemento naturale, ma è considerato una rappresentazione di antenato ancestrale (o un essere spirituale) con cui il clan ha un legame di parentela. I clan sono uniti da un senso di comune discendenza e responsabilità, e i rituali totemici rafforzano i legami di solidarietà e cooperazione all’interno del gruppo.

È importante anche il concetto di caos che può essere doppio. Il primo tipo di caos riguarda i fenomeni esterni alla comunità (ad esempio una calamità naturale). L’origine di tali eventi è attribuita agli spiriti ancestrali, e la causa può essere la violazione dei tabù.
L’altro tipo di caos che può manifestarsi è quello della disgregazione sociale: ne sono un esempio la mancanza di un leader oppure la frattura all’interno di un clan. È il tipo di caos più temuto dalle comunità.
Per gli aborigeni l’ordine è quello stabilito nel Dreamtime, ed è un ordine immutabile, è fatto di regole mai scritte ma tradizionalmente professate. Il clan, grande o piccolo, vive per conto suo, ma almeno una volta all’anno, ad un momento prestabilito, svolge un incontro tribale tra i vari clan dello stesso gruppo. Questa è un’occasione di feste, di commemorazioni, di musiche, di danze. In tali occasioni, tra danze e rituali, viene anche pianificata una violazione delle regole per generare un caos “controllato”: viene permessa la promiscuità, ossia viene concesso l’accoppiamento anche fuori dalle regole totemiche. Tali occasioni, oltre a rafforzare il dominio maschile nella società durante il resto dell’anno, fungono da “valvola di sfogo” per le pulsioni più profonde, al fine di mantenere poi la coesione interna ai gruppi familiari e nei clan ed evitare l’insorgere del “caos sociale” vero e proprio.

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