Lineamenti di filosofia del diritto di Tajani

Ha fatto scalpore, e non poco, una dichiarazione recente del ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani. Una frase che non può essere solo considerata uno scivolone e che dovrebbe portare chiunque mastichi un po’ di filosofia a riflettere.

Intervenuto in una trasmissione pubblica, parlando in merito alle vicende che ruotano attorno alla Sumud Flotilla, nello specifico sull’intervento militare israeliano nei confronti di quest’azione politica ed umanitaria non violenta (che, ricordiamo, è avvenuto in acque internazionali), ha commentato la cosa con la seguente affermazione: “Il diritto è stato violato… ma il diritto è importante fino a un certo punto”.

Al di là del commento politico in senso stretto che si può fare di questa affermazione, a partire ad esempio riguardo ai rapporti attuali tra Italia ed Israele, quella che sorprende di più è certamente la fonte: un rappresentante delle istituzioni italiane, non stiamo parlando di certo di “chiacchiere da bar”.

Queste dichiarazioni, infatti, creano diverse perplessità nei confronti dell’agire politico, giustificando anche il contrasto delle norme sociali e giuridiche costituite dalla collettività, poiché il fine giustifica i mezzi. Viene, infatti, da chiedersi allora, vedendo le reazioni delle nostre istituzioni, se valga davvero tutto questo. Viene da chiedersi se valgano la pena anche la dialettica politica e la resistenza non violenta.

Viene da chiedersi se abbiano senso le fondamenta stesse del convivere democratico o se valga solo la legge del più forte. Perché qui siamo ben oltre al celeberrimo homo homini lupus, qui siamo di fronte ad un analfabetismo civico nonché filosofico. Spesso ci diciamo che in un Paese “normale” certe cose non debbano accadere, ma viene da chiedersi, a questo punto, quale sia il concetto di Paese normale.

Nel mio ultimo contributo mi sono trovato ad affrontare, da un punto di vista laico, il passo paolino che recita “la lettera uccide, lo Spirito dà la vita”. Qui siamo di fronte alla soppressione sia della lettera, della legge degli esseri umani, sia dello Spirito della democrazia e della convivenza pacifica.

Non deve lasciarci indifferenti questo scivolone, perché di fronte a un revanscismo delle ideologie dell’odio e della sopraffazione, poiché questo può anche esserne un sintomo, non solo un errore di scelta di parole. Se esperimenti politici come quelli della Flotilla ci hanno ricordato, ancora una volta e disperatamente, a considerare l’umanità come fine in sé e non come semplice mezzo, tutte le persone dotate di sensibilità dovrebbero certamente chiedere un passo indietro a chi pronuncia questi discorsi.

Perché la sopravvivenza dello Spirito democratico e umanizzante, in un’epoca forse troppo spinta verso la disumanizzazione, è sempre a rischio.

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